Notiziario Parrocchiale – edizione speciale 5
Abbiamo da pochi giorni riaperto l’oratorio, facendo ancora un piccolo passo verso la normalità; tra poco riprenderemo la catechesi di bambini e ragazzi… un po’ alla volta tutto sta riprendendo vita.
Questo ripartire non deve però farci abbassare il livello di attenzione verso quelle precauzioni e disposizioni che, non vogliono impedire il nostro stare insieme, ma vogliono proteggerlo. Così mascherina, gel e quant’altro dobbiamo continuare ad utilizzarli per il bene di ciascuno di noi.
La nuova situazione richiede a tutti comportamenti nuovi, che stanno ormai diventando consueti, e maggior impegno in tutti i momenti della vita parrocchiale. Deve crescere la disponibilità da parte di ciascuno non solo ad osservare ma, anche a far osservare, quelle regole che rendono possibile il nostro stare insieme.
Abbiamo così bisogno di nuove “forze” volontarie per mantenere vivi e sicuri i nostri spazi e le nostre attività: diversamente dovremo limitarci a quanto riusciremo a fare con le forze che abbiamo. Riporto di seguito un elenco di necessità: siamo invitati a considerare dove e come essere di aiuto e sostegno. Non c’è un ordine di importanza perché tutti siamo chiamati ad agire per il bene della nostra parrocchia. Per tutte le informazioni è sempre possibile rivolgersi al parroco.
SETTORE LITURGIA:
Lettori: servizio importantissimo e poco considerato: la bellezza di proclamare la Parola di Dio. Penso che ormai tutti sappiamo leggere. Certo qualcuno si emoziona di più, qualcuno di meno nel leggere in pubblico. È un servizio che potremmo davvero fare tutti. Che bello sarebbe il poter alternare, cambiare le voci dei lettori! Non ci sono specialisti dell’ambone! È compito e missione di ogni battezzato proclamare la parola del Signore.
Coro: per accompagnare le nostre celebrazioni e renderle “solenni”. Richiede passione e impegno, senza dubbio. Le prove il martedì sera e poi i canti delle celebrazioni delle grandi solennità e feste. Tutti ci accorgiamo della differenza di quando c’è oppure no il coro nelle celebrazioni. Dobbiamo però sostenerlo, con la nostra simpatia certo, ma anche con la nostra voce (almeno quelli che ce l’hanno). Non serve essere cantanti o specialisti. Serve un po’ di voce e il desiderio di mettersi a disposizione per qualcosa di utile e di bello per la nostra parrocchia.
Chierichetti: sono invitati a svolgere questo servizio i bambini che hanno ricevuto la prima comunione. Per il primo anno come “ringraziamento” per il sacramento ricevuto. Il servizio potrà poi continuare negli anni successivi fino alla terza media. Con l’attuale situazione potranno salire all’altare solo 4 chierichetti per messa per via delle distanze da mantenere; così cercheremo di organizzare i vari turni di servizio tenendo in considerazione questa disposizione. Presto ci sarà la prima riunione dell’anno, così da spiegare ai ragazzi cosa cambia nel loro servizio e accogliere i “nuovi”. L’invito a tenere d’occhio foglio avvisi e bacheche.
SETTORE CATECHESI:
Catechisti: quest’anno diventa necessaria la presenza di almeno 2 catechisti per gruppo, per poter dividere i ragazzi nelle aule rispettando così le distanze. È un compito impegnativo, senza dubbio, ma non impossibile. Non bisogna dimenticare che, tutto il gruppo dei catechisti, si ritrova e si aiuta ad affrontare quelle difficoltà che possono sorgere durante l’anno. A questo si affianca la necessità di seguire tutte le indicazioni per poter vivere in sicurezza il momento della catechesi. Questo comporta che un po’ del tempo che si dedicava all’incontro, dovrà essere usato per seguire il famoso “protocollo” d’accesso: per un catechista da solo sarebbe davvero impegnativo.
SETTORE RICREATIVO:
Misma: Aspetto importante e significativo per la nostra comunità è il legame con il santuario di S. Maria Assunta di Misma. Affettivamente siamo molto legati a questo bellissimo luogo, ma è necessario darsi da fare per mantenerlo vivo e accogliente sia pe le celebrazioni che per i momenti ricreativi e di svago. In questi anni tanti volontari hanno reso possibile tutto questo, tenendo puliti gli spazi circostanti, accogliendo le persone con il ristoro e la cucina. Per diversi motivi, il numero di questi volontari sta diminuendo e, mantenere quanto si faceva diventa sempre più difficile. Anche qui servirebbero nuovi volontari che si mettano a disposizione una domenica al mese per il servizio ristoro/accoglienza, oppure che in settimana (in genere mercoledì mattina e/o sabato) salgono in Misma per le piccole manutenzioni o per preparare il necessario per la domenica o le feste in occasioni particolari. Non vogliamo perdere il nostro legame con il santuario ed essere costretti a chiudere un servizio e un luogo così importante e significativo per noi. Per tutte le informazioni è sempre possibile contattare don Mauro
Feste: si avvicina la festa patronale di S. Leone e subito dopo quella di S. Ambrogio. Se vogliamo fare qualcosa è bene cominciare a pensarci per vedere cosa possiamo e riusciamo a fare. Presto ci incontreremo per provare ad organizzare qualcosa, che penseremo insieme, in base alla disponibilità di volontari. Ci saranno le distanze da mantenere, eventuali prenotazioni da gestire per via dei posti che saranno limitati… tutte cose e situazioni sulla quali dobbiamo buttare il pensiero, per vivere le nostre feste con il clima giusto e in sicurezza.
Baristi: i turni di servizio al bar dell’oratorio hanno bisogno di forze nuove, soprattutto per poter gestire nel modo migliore il servizio nel rispetto delle normative. Il desiderio è di poter garantire l’apertura del bar il pomeriggio (15.00-18.00) e la sera (20.00-23.00 circa). Con la necessità di registrare quanti entrano nel bar, per ragioni di rintracciabilità, la presenza di due baristi diventa quasi indispensabile il sabato e la domenica. Per garantire tutto questo c’è davvero bisogno di nuove disponibilità. Senza dimenticare di avere la pazienza necessaria per dare il tempo al barista di fare quanto deve fare.
SETTORE PULIZIA:
Chiesa: solitamente il giovedì mattino, un gruppo di donne si dedica a questo. Sono rimaste in poche, per diversi motivi, e c’è bisogno di nuove forze anche per garantire la pulizia di tutti gli spazi liturgici.
Oratorio: attualmente due uomini garantiscono la pulizia degli spazi all’aperto. Tutti i giorni raccolgono carte, lattine, bottigliette… che i ragazzi lasciano in giro (i cestini non mancano ma…), così che i bambini che entrano alla scuola dell’infanzia possano trovare i cortili puliti.
Bar: viene pulito il lunedì mattino da donne che sono, in pratica, le stesse che puliscono la chiesa. Il barista, alla fine del suo turno, si preoccupa di dare una sistemata e una pulita veloce, mentre il lunedì si pulisce con attenzione.
Aule: pulite il lunedì mattino, dopo l’uso per la catechesi la domenica, cercando di tenerle in ordine quando usate in settimana per incontri o riunioni condominiali.
Amanuensi: si tratta di un gruppetto di papà che mette a disposizione un po’ di tempo il sabato mattina per le varie necessità, manutenzioni dell’oratorio. Un servizio prezioso che permette, non solo un risparmio economico, ma di intervenire dove è necessario e urgente.
CATECHESI 2020-2021
Per quanto riguarda la catechesi del nuovo anno ci saranno alcune novità dovute alla situazione, riguardanti la modalità di iscrizione e di partecipazione e i momenti dell’incontro.
Iscrizione: scaricare i moduli che si trovano sul sito della parrocchia – www.parrocchiacenatesopra.it – e compilarli in ogni parte. Vanno consegnati in forma cartacea. I moduli sono: 1 – modulo di iscrizione e privacy, 2 – patto di corresponsabilità, 3 – informazioni particolari.
1 – Oltre ai dati del bambino/ragazzo vi invitiamo a indicare anche una mail così da potervi raggiungere in caso di comunicazioni urgenti, che in quest’anno, così particolare, potrebbero esserci. Così come la firma per la privacy che ci autorizza a fare, pubblicare, conservare foto o filmati delle diverse attività che si svolgono. Avete potuto sperimentare che l’uso è limitato al Notiziario parrocchiale o ai manifesti delle nostre feste.
2 – Ormai lo conoscete: è l’impegno da parte vostra a non mandare il bambino/ragazzo alle attività qualora manifestasse sintomi riconducibili al virus. Questo patto evita il dover compilare e presentare ogni volta la dichiarazione sulle condizioni di salute e vi impegna a comunicare, solo il caso di esito positivo al virus, per poter informare quanti sono stati avvicinati dall’interessato.
3 – Da compilare e consegnare solo nel caso di forti allergie, condizioni particolari di salute…
Organizzazione: in base agli spazi disponibili i gruppi potrebbero essere divisi (ecco perché servono più catechisti) pur mantenendo lo stesso orario per quanto riguarda l’incontro. Avendo a disposizione solo 100 posti circa in chiesa non è possibile mantenere i soliti orari. Diversamente da quanto ipotizzato negli incontri con i genitori e considerando gli impegni sportivi del sabato pomeriggio, vogliamo provare a fare in questo modo. La catechesi resta per tutti la domenica mattina alle ore 9.30. Le classi dalla 2 alla 5 elementare parteciperanno alla Messa alle ore 9.30 e poi faranno l’incontro di catechesi per terminare alle ore 11.30. Le classi delle medie faranno prima l’incontro di catechesi alle ore 9.30 e poi parteciperanno alla Messa alle ore 10.30. questo per il mese di ottobre; poi vedremo come è andata e decideremo se continuare così o trovare un’altra soluzione.
3 media: comincerà gli incontri domenica 11 ottobre con gli altri gruppi per poi spostarsi al giovedì alle ore 15.45. Questo perché attualmente abbiamo solo una catechista. Se ci fosse la disponibilità di qualcuno per la catechesi di questi ragazzi la domenica mattina…
Catechesi 1 elementare: solitamente i bambini di questa età erano invitati agli incontri nei tempi forti di avvento e quaresima. L’idea è quella di mantenere questi periodi, ma dobbiamo aspettare per vedere come evolve la situazione. Se tutto andrà bene, e se troveremo un/una catechista disponibile, questi incontri saranno sempre la domenica mattina alle ore 9.30, seguiti dalla partecipazione alla messa.
Le iscrizioni alla catechesi si raccolgono a partire dal giorno 1 ottobre fino al giorno 11 ottobre, data di inizio degli incontri. I moduli possono essere consegnati direttamente alle catechiste, oppure presso la casa parrocchiale.
LA VOCE DELLA CHIESA | “TORNIAMO CON GIOIA ALL’EUCARISTIA”
La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha inviato ai presidenti delle Conferenze episcopali una lettera sulla celebrazione della liturgia durante e dopo la pandemia del covid-19. Ecco alcuni passaggi che possono essere significativi anche per noi. E’ possibile trovare il testo integrale della lettera sul sito dell’Osservatore Romano o di Avvenire, digitando il titolo della lettera.
La pandemia dovuta al virus Covid 19 ha prodotto stravolgimenti non solo nelle dinamiche sociali, familiari, economiche, formative e lavorative, ma anche nella vita della comunità cristiana, compresa la dimensione liturgica.
La dimensione comunitaria ha un significato teologico: Dio è relazione di Persone nella Trinità Santissima. Il Signore Gesù iniziò il suo ministero pubblico chiamando a sé un gruppo di discepoli perché condividessero con lui la vita e l’annuncio del Regno; da questo piccolo gregge nasce la Chiesa. I cristiani, appena godettero della libertà di culto, subito edificarono luoghi che fossero domus Dei et domus ecclesiae, dove i fedeli potessero riconoscersi come comunità di Dio, popolo convocato per il culto e costituito in assemblea santa. Per questo la casa del Signore suppone la presenza della famiglia dei figli di Dio.
La comunità cristiana non ha mai perseguito l’isolamento e non ha mai fatto della chiesa una città dalle porte chiuse. Formati al valore della vita comunitaria e alla ricerca del bene comune, i cristiani hanno sempre cercato l’inserimento nella società, pur nella consapevolezza di una alterità: essere nel mondo senza appartenere a esso e senza ridursi a esso (cfr. Lettera a Diogneto, 5-6).
E’ necessario e urgente tornare alla normalità della vita cristiana, che ha l’edificio chiesa come casa e la celebrazione della liturgia, particolarmente dell’Eucaristia, come «il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua forza» (Sacrosanctum Concilium, 10).
Consapevoli del fatto che Dio non abbandona mai l’umanità che ha creato, e che anche le prove più dure possono portare frutti di grazia, abbiamo accettato la lontananza dall’altare del Signore come un tempo di digiuno eucaristico, utile a farcene riscoprire l’importanza vitale, la bellezza e la preziosità incommensurabile. Occorre tornare all’Eucaristia con il cuore purificato, con uno stupore rinnovato, con un accresciuto desiderio di incontrare il Signore, di stare con lui, di riceverlo per portarlo ai fratelli con la testimonianza di una vita piena di fede, di amore e di speranza.
— Non possiamo vivere, essere cristiani, senza la Parola del Signore;
— Non possiamo vivere da cristiani senza partecipare al Sacrificio della Croce;
— Non possiamo senza il banchetto dell’Eucaristia, mensa del Signore per ricevere lo stesso Cristo Risorto;
— Non possiamo senza la comunità cristiana, la famiglia del Signore;
— Non possiamo senza la casa del Signore, che è casa nostra, senza i luoghi santi dove siamo nati alla fede;
— Non possiamo senza il giorno del Signore, senza la Domenica che dà luce e senso al succedersi dei giorni.
Per quanto i mezzi di comunicazione svolgano un apprezzato servizio verso gli ammalati e coloro che sono impossibilitati a recarsi in chiesa, nessuna trasmissione è equiparabile alla partecipazione personale o può sostituirla. Anzi queste trasmissioni, da sole, rischiano di allontanarci da un incontro personale e intimo con il Dio incarnato che si è consegnato a noi non in modo virtuale, ma realmente, Questo contatto fisico con il Signore è vitale, indispensabile, insostituibile. Una volta individuati e adottati i giusti accorgimenti, è necessario che tutti riprendano il loro posto nell’assemblea dei fratelli, riscoprano l’insostituibile preziosità e bellezza della celebrazione, richiamino e attraggano con il contagio dell’entusiasmo i fratelli e le sorelle scoraggiati, impauriti, da troppo tempo assenti o distratti.
La dovuta attenzione alle norme igieniche e di sicurezza non può portare alla sterilizzazione dei gesti e dei riti, all’induzione, anche inconsapevole, di timore e di insicurezza nei fedeli.
Si confida nell’azione prudente ma ferma dei Vescovi perché la partecipazione dei fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia non sia derubricata dalle autorità pubbliche a un “assembramento”, e non sia considerata come equiparabile o persino subordinabile a forme di aggregazione ricreative.
12 settembre 2020 Prot. n.432/20 Robert Cardinale Sarah, prefetto
NOTIZIE DA LA VOCE DEI GRUPPI | CORO PARROCCHIALE
Buongiorno a tutti!
Oggi voglio raccontarvi una storia. Una storia che ha le sue origini circa vent’anni fa. A quei tempi, quando c’era ancora don Lucio, è nato quello che noi tutti oggi conosciamo come il CORO PARROCCHIALE.
Questa storia è proseguita negli anni; certo sono cambiate le guide: don Lucio, don Gustavo, don Mauro ed anche i cantori, eppure è una storia di musica ed impegno, perché in tutti questi anni il coro ha sempre animato con gioia le celebrazioni della nostra chiesa.
Comunioni, Cresime, Battesimi, S. Natale e festività in generale, il coro c’è sempre stato e, pur con qualche difficoltà, ha dato il suo contributo alla comunità.
Ora però il coro ha bisogno di TE!
Si, proprio TU che stai leggendo: non importa l’essere intonati, tutti possono imparare a cantare con un po’ di impegno e per questo motivo ti aspettiamo, che tu abbia 15 o 99 anni, a partire dal prossimo martedì alle ore 20.45 presso la nostra chiesa.
E ricorda: “Chi ha cantato di tutto cuore e con gioia, ama quello che ha cantato, ama Colui per il quale ha cantato, ama, infine, coloro con i quali ha cantato” (S. Agostino).
Il Coro Parrocchiale
OTTOBRE MISSIONARIO | DA MAESTRO DI SCI A MISSIONARIO: «LA MIA VITA SARA’ TRA I POVERI»
Inizia il mese di ottobre da sempre caratterizzato dall’attenzione alla dimensione missionaria della nostra fede. Preghiera, riflessione, sostegno per far crescere l’attenzione e l’amore verso il nostro prossimo come ci insegna Gesù. Una breve testimonianza di un giovane che ha scelto la vita missionaria può aiutarci a riflettere. Il testo è tratto da Avvenire del 4 agosto 2020
Perché mai un giovane che è riuscito a coronare il sogno coltivato fin dalla più tenera infanzia ed è diventato maestro di sci sulle piste dell’Alto Adige dovrebbe scegliere di andare in Sud Sudan, tra i villaggi dove manca tutto e dove il sogno più grande delle persone è quello di poter avere ciò che serve per vivere? La risposta è forse un mistero, come misterioso è il cuore umano, mosso sempre dalla passione ma non sempre forse quella giusta. Comprendere le ragioni di chi pare rinunciare a se stesso per qualcosa di più grande che non è misurabile e quantificabile significherebbe riuscire a cogliere, ad esempio, quella scintilla che in questo momento in Italia sta portando più di cinquemila seminaristi (tra diocesani e religiosi) verso il sacerdozio. E ancora altre migliaia di ragazzi e ragazze a intraprendere un cammino di discernimento verso la vita religiosa. Vocazioni giovani, in controtendenza rispetto al “sentire comune” del mondo.
La risposta, anzi le risposte, ognuna diversa e unica, infatti, stanno soprattutto nella storia di chi la scelta l’ha fatta e la sta vivendo, con tutti i suoi carichi emotivi, con tutte le sue potenzialità, con i dubbi, le speranze e l’entusiasmo di sentirsi trascinati in qualcosa di più grande. E in qualcosa di davvero “mondiale” si è sentito trascinato don Stefano Trevisan, sacerdote da poche settimane, missionario comboniano, ladino, ex maestro di sci. Ha 36 anni e – coronavirus permettendo – è destinato a vivere il proprio apostolato da testimone del Vangelo, religioso e prete in Sud Sudan. Originario di San Vigilio di Marebbe, in Val Badia, Stefano racconta la sua vicenda personale con la pacatezza e il riserbo tipici della sua terra, ma pian piano si scopre che la sua vocazione ha radici ben piantate e coniuga davvero tutte le passioni respirate in casa fin da piccolo. A partire da quella “mondialità” che il papà Adriano gli ha mostrato per anni, con il suo lavoro per mare in giro ai quattro angoli del pianeta. L’incontro tra questo marinaio piemontese, originario del Biellese, con Patrizia, ladina di San Vigilio di Marebbe, avviene a Londra e Stefano è il loro primo figlio, poi arriva Chiara, la sorella minore.
«Da ragazzo mi piaceva molto sciare e gareggiavo nello Sci Club del mio paese – racconta don Stefano –. Una volta maggiorenne ho fatto l’esame per diventare maestro di sci e grazie agli allenamenti con mio zio sono riuscito a superarlo. È stata una gioia grande e quel lavoro mi piaceva e mi piace ancora molto. Gli anni della mia gioventù li ho passati nel mio paese, unica eccezione le scuole medie fatte in collegio nell’abbazia di Novacella, vicino a Bressanone. Dopo le scuole superiori a Brunico e a Bolzano mi sono iscritto all’università a Bologna, ma dopo un anno sono tornato a casa perché ho visto che non era la mia strada. In estate ho fatto alcuni lavori saltuari come grafico, muratore, bagnino, segretario, lavorando in un pastifico; varie attività che mi hanno fatto crescere e maturare». Insomma a Stefano le cose andavano bene, le occasioni non mancavano, la sua terra gli offriva di che vivere e alimentava i suoi sogni. Ma qualcosa stava lavorando dentro di lui. «Avevo un lavoro, amici, soldi, divertimento, tutto quello che mi serviva per stare bene ma nonostante ciò mi sentivo inquieto e non del tutto realizzato».
Abituato ad avere uno sguardo sul mondo, Stefano non resta insensibile davanti alle immagini che gli arrivavano attraverso i media: «Vedevo e sentivo di tante persone che erano costrette a vivere in condizioni veramente difficili, di povertà e degrado, situazioni al limite dell’umanità. È così che ho deciso di fare un’esperienza di volontariato in Africa. Ho contattato il centro missionario della diocesi di Bolzano-Bressanone e l’allora vicedirettrice, Paola Vismara, mi ha dato la possibilità di andare in Sud Sudan, a Lomin, al confine con l’Uganda dove lavorava un missionario comboniano di Rio di Pusteria, fratel Erich Fischnaller».
Nei tre mesi che Stefano passa nel cuore dell’Africa, l’Africa gli entra nel cuore: quella vita in mezzo ai poveri gli apre una nuova prospettiva. La vocazione comincia a dare i primi segnali e l’idea della missione come scelta di vita si affaccia nella sua vita. Ma anche questo in realtà non basta, perché in Sud Sudan, oltre a incontrare le persone, Stefano incontra anche «una Persona in particolare» dalla quale si sente amato e chiamato, come rivela lui stesso: «Gesù si è reso presente quando meno me lo aspettavo. È stato un incontro che ha fatto cambiare direzione alla mia vita e una volta tornato a casa ho detto ai miei genitori che volevo diventare missionario». Inizia così il cammino, piano piano, all’inizio senza troppi scossoni, ma con una scelta radicale all’orizzonte: «Quell’inverno lavorai ancora come maestro di sci e una volta al mese andavo a Padova dai missionari Comboniani dove per un anno ho fatto il percorso Gim (Giovani impegno missionario)». Si tratta di una prima esperienza di sensibilizzazione ai temi della missione, della vocazione e dell’impegno a favore degli ultimi: «Ho usato questo tempo per approfondire l’esperienza vissuta in Africa e per riflettere sulla chiamata alla vita missionaria. L’anno seguente, a 26 anni, sono entrato nel Postulato a Padova dove sono rimasto due anni, compiendo anche gli studi del biennio filosofico ». Poi è la volta del noviziato: due anni in Portogallo «per approfondire la vita di preghiera, la storia del nostro fondatore, san Daniele Comboni, e il carisma dell’Istituto. È stata una grande sfida – rivela padre Stefano – anche perché durante questo tempo non sono mai tornato a casa e anche i contatti con l’esterno erano limitati». Il 24 maggio 2014 arriva la prima professione religiosa nella Famiglia Comboniana, dopo la quale Stefano viene destinato allo scolasticato di Napoli per gli studi di teologia. Nella città partenopea il comboniano ladino resta cinque anni, vivendo in una comunità dal volto internazionale: 18 persone da 14 Paesi diversi.
Accanto allo studio, che lo porta sui temi dell’incontro tra fedi e culture, Stefano svolge l’attività pastorale a Castel Volturno, dove la percentuale di stranieri, soprattutto dalla Nigeria e dal Ghana, è elevata: in mezzo a loro e per loro da 20 anni i Missionari Comboniani gestiscono una parrocchia. Il lavoro più delicato, in realtà, è accanto ai figli degli immigrati africani, le seconde generazioni: «Non sono mai stati in Africa ma non possono fare a meno di fare i conti con le proprie radici». In questa periferia campana Stefano ha già trovato un pezzo della sua Africa, ma il cammino non si può fermare, perché i più poveri dei poveri continuano a far sentire la loro voce e la loro richiesta.
E così anche il cammino di Stefano continua arrivando, il 21 luglio 2019, ai voti perpetui e, una settimana dopo, all’ordinazione diaconale: sono i segni più concreti del sì definitivo a Dio. L’inquietudine nata in mezzo alle piste da sci, in mezzo alla bellezza sconfinata delle montagne della Val Badia, ha trovato finalmente una risposta, la risposta di Stefano e per Stefano. Il giovane prete ladino, figlio di una terra arricchita dalle differenze anche di cultura e di lingua, ha saputo fare tesoro di questa ricchezza offrendola agli ultimi tra gli ultimi, anche se sa che il cammino nel cuore di Dio riserva sempre delle sorprese. Come l’intoppo del rinvio dell’ordinazione sacerdotale a causa dell’emergenza coronavirus. Alla fine, il 28 giugno scorso, il vescovo di Bolzano-Bressanone, Ivo Muser, lo ha consacrato presbitero. Un sogno coronato? Forse sarebbe meglio definirlo un sogno che continua e padre Stefano Trevisan, dopo un periodo formativo in Irlanda, condividerà in Sud Sudan con gli ultimi della Terra.
PROGETTO CUBA: UNA CAMPANA PER CUBA… CONTINUA
Abbiamo ricevuto notizie dal nostro caro don Efrem che da Cuba ci tiene aggiornati sulla vita della sua missione. Come abbiamo saputo dalla sua mail anche a Cuba è arrivato il virus, ma sembra essere meno aggressivo rispetto a quanto successo da noi. Poi è arrivato l’uragano che, fortunatamente ha fatto danni solo alle piante di banane che però sono l’alimento fondamentale della popolazione cubana. La situazione poteva essere senza dubbio migliore, ma poteva anche andare peggio, visto i precedenti. Don Efrem non sa quando riuscirà a venire a casa per un periodo di vacanza, viste le restrizioni sui voli in vigore a causa del virus. Noi, nel frattempo continuiamo a sostenere la sua attività con la preghiera, che non è mai venuta meno, e con la nostra generosità che si manifesta nel progetto “una campana per Cuba”. Ad oggi, la nostra campana ha raccolto poco più di € 2500 che come sempre consegneremo, appena possibile, direttamente a don Efrem appena possibile. Intanto il nostro progetto continua, così come il nostro sostegno e la nostra preghiera.
Le offerte possono essere messe nella cassetta della campana presso l’altare dell’Assunta in chiesa.
Don Mauro
INIZIO ANNO CATECHISTICO 2020 – 2021
DOMENICA 11 OTTOBRE
ORE 9.30
TUTTE LE CLASSI
in chiesa
SITO PARROCCHIALE
Vi invito a memorizzare il sito della nostra parrocchia perché tante informazioni, aggiornamenti, proposte… passeranno attraverso questo canale: www.parrocchiacenatesopra.it