Il fabbricato che ospita la chiesa e i locali ad essa annessi, collocato al centro del complesso, si caratterizza per un impianto planimetrico semplice, con un’aula a pianta rettangolare caratterizzata da un’unica navata suddivisa in tre campate da arconi a tutto sesto e collegata, mediante due gradini, al presbiterio. Nella configurazione attuale non è rilevabile un abside vero e proprio, in quanto la parte terminale del presbiterio si conclude con un piccolo vano rettangolare ospitante l’altare principale ai lati del quale si trova un locale deposito ed il vano degli ex voto.
La navata ed il presbiterio sono coperti da un tetto a capanna; l’altare è invece coperto da una volta a botte e caratterizzato da strutture portanti verticali di importante spessore. Su di esso si imposta la torre campanaria che si erge al di sopra del corpo di fabbrica sporgendo in posizione centrale sopra le coperture. Internamente la chiesa è priva di decorazioni lungo la navata, con paramenti murari in pietra in parte a vista e in parte intonacati e tinteggiati. Solo il fronte del presbiterio è impreziosito da tre portali con decorazioni a stucco policromo arricchite da lunette con bassorilievi, cornici decorative sormontate da volute e statue di santi. L’arco centrale incornicia l’altare maggiore ed è caratterizzato da una struttura costituita da semicolonne, decorate con angioletti in rilevo, che sostengono un cornicione sopra il quale si trova la statua della Vergine circondata da angeli.
L’edificio sacro è caratterizzato infine da alcuni spazi annessi destinati ad uso civile, attualmente utilizzati come depositi di materiale, e da un livello superiore, accessibile attraverso una scala di recente costruzione e utilizzati come cucina e sala da pranzo per l’attività di ristoro gestita dai volontari della parrocchia.
La chiesa viene abitualmente utilizzata per le celebrazioni festive ad esclusione del periodo invernale, nel quale le condizioni climatiche rendono spesso difficoltosa la raggiungibilità del sito.
Cenate Sopra, Dicembre 2010
Il santuario di S. Maria di Misma è tornato a splendere della sua semplicità e della sua bellezza. Questo luogo, così particolare, è pronto a far bella mostra di sé, facendo risplendere lo stile sobrio e capace di invitare alla riflessione e alla preghiera. Al suo interno il recupero degli stucchi permette davvero di andare oltre l’aspetto artistico per arrivare fino alla dimensione spirituale, che in questo Santuario, solo all’apparenza disperso nel bosco del Misma, è di casa.
La parrocchia di Cenate S. Leone, affettivamente legata a questo luogo, si è fatta carico dell’intervento di recupero, non solo per conservare la memoria della storia legata a questo luogo ma, soprattutto, per poter continuare a scrivere la storia di questo Santuario. Così l’intervento, se da un lato permette di ricordare quanto questa chiesa ha significato nel passato, come luogo di preghiera, di ospitalità, di rifugio per chi passava dall’attuale val Cavallina alla valle Seriana, nel suo essere memoria e testimonianza di storia e di fede, dall ‘altro permette di mantenere viva e continuare la medesima storia prolungandola nel nostro tempo e oltre.
L’intervento compiuto ci ha restituito un luogo che diventa metafora della vita e della fede. Luogo raggiungibile con una breve camminata, metafora della vita che ci chiede sempre di camminare e andare avanti anche quando il sentiero sale (lievemente…), per raggiungere la mèta, il luogo del riposo e del compimento.
Il Santuario, immerso nel silenzio e avvolto dalla natura, rende possibile il ritorno a ciò che è essenziale e conta davvero. Un allontanarsi dalle quotidiane occupazioni (e preoccupazioni) senza fuggire chissà dove; un luogo “a portata di mano”.
Vogliamo ringraziare tutti quanti hanno permesso di mantenere vivo questo luogo, a cominciare dai volontari che tutto l’anno se ne prendono cura, tenendolo pulito, in ordine e soprattutto vivo, con le porte aperte, accessibile a tutti. Il nostro grazie a chi, in vario modo e titolo, ha operato per gli interventi eseguiti: il recupero degli stucchi e la sostituzione del tetto, che ci hanno restituito un luogo che vale davvero la pena anche solo di visitare per scoprirne la bellezza. Un grazie a quanti ci hanno sostenuto fino ad oggi per favorire questo intervento e un grazie, anticipato, a quanti ci sosterranno con il loro contributo.
don Mauro Vanoncini
Tra i numerosi studi sono senz’altro da ricordare quelli eseguiti all’inizio del Novecento da Angelo Mazzi, poi ripresi e sviluppati da Lorenzo Dentella in un suo volume pubblicato nel 1925; in entrambi i casi furono formulate ipotesi che, alla luce degli studi più recenti, possono ormai essere considerate superate. In ogni caso, le ricerche di archivio che i due studiosi effettuarono permisero di confutare precedenti ipotesi frutto di tradizioni popolari e mai suffragate da riscontri storiografici, come il fatto che la chiesa fosse sede di un abate. In altri casi le loro osservazioni costituirono la base da cui poterono partire gli studi successivi per approfondire le ricerche: è il caso della notizia, riportata dal Dentella, dell’esistenza nella chiesa di un fonte battesimale, come testimoniato dai manoscritti datati 1582 e conservati presso l’archivio della Curia Vescovile di Bergamo.
Di un certo interesse sono infine le fotografie pubblicate nell’opera del medesimo studioso, che ritraggono l’edificio con la facciata principale intonacata e l’altare principale in stucco policromo ancora integro.
La chiesa come architettura fu oggetto dell’attenzione di Luigi Angelini, che dovette però compiere le sue osservazioni su un edificio nel quale la presenza degli intonaci interni ed esterni rendeva assai più complicata di ora la ricostruzione delle vicende storiche. Per questa ragione ne risultò una ricostruzione storica piuttosto semplificata, articolata in tre fasi principali: una medioevale, che rileva la presenza delle murature romaniche visibili su fronte sud, una del XV secolo corrispondente alla realizzazione dell’aula della chiesa, ed una “posteriore” comprendente le altre aggiunte. La ricostruzione della planimetria dell’edificio originario (datato al XIII secolo) elaborata sulla scorta di tali dati risulta di conseguenza non più attendibile alla luce delle successive scoperte.
La ricostruzione dell’assetto originario dell’edificio e la relativa datazione fatti dall’Angelini sono stati messi in discussione solo di recente da Diego Ghitti, che ha studiato la chiesa nell’ambito di una ricerca sulla tipologia formale caratteristica dell’architettura monastica cluniacense e, alla luce delle informazioni rivelate dalla rimozione degli intonaci, ne ha individuato le parti ritenute proprie dell’impianto originario, senza tuttavia indagarne le trasformazioni successive.
NOTA: Questi cenni storici, così come le successive analisi stratigrafiche, costituiscono un breve sunto del più completo ed articolato studio condotto nell’anno 2002 dall ‘arch. Desirèe kismara e dal doti. Andrea Zonca; questa ricerca, realizzata mediante il metodo archeologico della “lettiera stratigrafica degli alzati”, e integrata grazie ai dati documentari ricavati dalla bibliografia esistente e direttamente dalle fonti archivistiche, è stata per i progettisti un elemento indispensabile per conoscere le fasi evolutive dell’edificio e valutare correttamente le modifiche architettoniche che lo stesso ha subito nel corso del tempo.
Gli interventi di recupero, che hanno impegnato le risorse della parrocchia per un periodo dal 2006 al 2010, sono stati sviluppati in tre successivi lotti di lavoro ed hanno interessato rispettivamenteil consolidamento del muro di sostegno in pietra a secco che regge il terrazzamento su cui sorge la chiesa, il recupero degli apparati decorativi interni e la sistemazione del sistema delle coperture e delle relative lattonerie.
Durante l’esecuzione dei lavori sono stati osservati gli opportuni accorgimenti, concordati con l’ente gestore della vicina Oasi di Valpredina, per favorire la presenza delle specie selvatiche protette già abituali frequentatrici del posto.
Gli interventi di cui sopra sono stati realizzati anche grazie ai contributi ricevuti dal Comune di Cenate Sopra, dalla Fondazione della Comunità Bergamasca Onlus e dal Credito Bergamasco.
I due interventi di maggiore impegno, in particolare, sono stati parzialmente finanziati dal Programma operativo regionale competitività 2007/2013 di Regione Lombardia e Comunità Economica Europea nell’ambito del Progetto Integrato d’Area “Vai Cavallina: il ritorno alla natura come chiave dello sviluppo”.
1° lotto —Consolidamento del muro di sostegno
L’intervento di consolidamento del muro posizionato lungo il terrazzamento esterno localizzato a Sud-Est della chiesa è stato concordato con l’ingegnere stnitturista in seguito all’esecuzione delle indagini geologiche e geomorfologiche del terreno. Al fine di garantire il rispetto del monumento e dei luoghi la struttura in cemento è stata mascherata con un nuovo paramento murano realizzato con tecnica tradizionale in blocchi di pietra di recupero legati da giunti di malta di calce.
2° lotto —Sistemazione delle coperture
L’intervento è stato portato a termine a seguito della rimozione della perlinatura posta all’intradosso, e si è articolato nella completa revisione delle strutture lignee portanti con sostituzione degli elementi ammalorati, il consolidamento del cordolo perimetrale, la posa in opera di un nuovo assito con finitura anticata e la ricorritura del manto di copertura mediante sostituzione degli elementi a canale e riutilizzo dei coppi esistenti per lo strato a vista. Le opere sono state completate con la sostituzione di gronde e pluviali nuovi in rame e la revisione del sistema di smaltimento delle acque meteoriche a terra.
3° lotto – Recupero degli apparati decorativi interni
I lavori di recupero dell’imponente altare in stucco policromo sono stati effettuati da un equipe di restauratori che, dopo aver effettuato tutte le indagini preliminari di tipo fisico e chimico, hanno messo a punto la metodologia d’intervento più consona.
Sono stati consolidati i distacchi tra le decorazioni e il supporto murario tramite iniezioni con malte formulate ad hoc e, nei casi più gravi, si è ricorsi a sistemi di ancoraggio utilizzando microbarre d’armatura in vetroresina; si è in seguito proceduto alla riparazione delle fessurazioni presentiutilizzando impasti a base di malte tradizionali in grassello di calce, inerti selezionati e resine acriliche.
Al termine dell’intervento di pulitura mediante rimozione meccanica con spazzole morbide, gomme, bisturi, aspiratori e acqua distillata, sono stati eliminati i depositi carboniosi e le efflorescenze saline con impacchi a base di carbonato di ammonio.
Sono in seguito state rimosse le numerose porzioni di finitura non compatibile (intonaco cementizio, colori a tempera, ecc.) e completate con intonaco di calce e polvere di marmo.
Al termine dei lavori di consolidamento sono state integrate, su specifiche indicazioni delle competenti Soprintendenze, le parti mancanti sia delle sculture poste alla sommità del portale, sia delle decorazioni ad altorilievo che ornano i fianchi dello stesso: le parti ricostruite di tipo ripetitivo sono state eseguite mediante stampi realizzati in silicone a partire da una matrice realizzata a mano dai restauratori.
Le integrazioni pittoriche sono state invece eseguite con successive velature con colori a calce sulle tonalità originarie e concordate con la Soprintendenza e la Direzione Lavori.
Per valorizzare l’apparato decorativo interno è stato studiato infine un nuovo impianto illuminotecnica.
Ad una cronologia assoluta, con vari gradi di approssimazione, si può poi giungere grazie alla presenza di date esistenti su singole parti del manufatto, o in base a riferimenti documentari, o infine mediante il confronto con edifici meglio conosciuti (e già datati) caratterizzati dalle stesse tecnologie e dagli stessi motivi formali individuati.
Dalla lettura stratigrafica sono state individuate 11 fasi di seguito elencate:
Fase 1: la prima chiesa aveva una pianta a croce latina ad una sola navata con transetto avanzato, un solo abside centrale e con un campanile ubicato sopra l’incontro tra navata e transetto databile alla prima metà del sec. XI.
Fase 2: accostamento ad ovest di un vano parallelo alla navata della chiesa, con ingresso monumentale con tessitura muraria tipica del periodo romanico e probabile portico antistante del sec. XI-XII.
Fase 3: ricostruzione del braccio Nord del transetto del sec. XIII-XIV.
Fase 4: parziale ricostruzione del fronte meridionale della struttura della fase 2 e prime decorazioni con dipinti a fresco sui muri esterni dell’inizio del sec. XV.
Fase 5: costruzione della chiesa attuale con 4 finestroni ad arco sul lato Sud e ridefinizione funzionale dell’area del presbiterio della fine del sec. XV; dal punto di vistavolumetrico la chiesa rimarrà poi sostanzialmente immutata, con limitate modifiche interne.
Fase 6: costruzione dell’attuale sagrestia priva di volta databile tra il 1540 e il 1550 mediante demolizione dell’abside della chiesa.
Fase 7: realizzazione della nuova cella campanaria del 1578 con copertura a volta del vano sottostante.
Fase 8: costruzione di una nuova sagrestia con caratteristiche più rispondenti alle prescrizioni postridentine in materia (seconda metà sec. XVII); successivamente abbandonata.
Fase 9: costruzione di corpo rustico a due piani all’angolo Nord-Est del complesso e modifica del vano deposito a Nord nella prima metà del sec. XVIII.
Fase 10: ristrutturazione degli interni della chiesa, con realizzazione dell’altare monumentale in stucco, inserimento di due archi trasversali nell’aula e conseguente modifica delle aperture sul lato Sud databile alla metà del sec. XVIII.
Fase 11: sopralzo della sacrestia e costruzione della volta decorata all’inizio del XIX sec.
Santuario Santa Maria Assunta di Misma_prenotazione case.pdf